Once upon a time… today

Hmong nei dintorni di Sapa, Vietnam del Nord

Un viaggio nel tempo o meglio un viaggio senza tempo. Questa sensazione si respira camminando tra i campi e i villaggi sulle montagne ad alcune centinaia di chilometri da Hanoi. Siamo borderline tra il Laos e il Vietnam del Nord nelle terre dei Hmong, dei Tay, dei Dzao, dei Lu, dei Dazi alcune delle minoranze etniche che da sempre vivono in queste regioni. L’agricoltura è l’attività principale e tutto viene seminato, tagliato e raccolto secondo antiche tradizioni scandite dai cicli lunari. Il riso nelle pianure allagate e nei terrazzamenti montani, il tè negli altipiani collinari, il mais un po’ ovunque. I mercati sono ricchi di frutta e verdura ed è molto attivo il commercio di stoffe e vestiti realizzati con vecchi telai. Passeggi per le strade fangose e un filo di fumo esce dalle capanne. Le donne intorno al falò cucinano a vapore; altre lavano e tendono i vestiti ad asciugare. Un caleidoscopio di colori, a seconda dell’etnia di appartenenza, che sembra sublimarsi nel nero assoluto degli Hmong delle montagne. Questo è quello che voglio resti nella mia mente, questo è quello che mi piacerebbe emergesse dalle mie foto: un presente sospeso nel tempo passato.

Purtroppo questa realtà sta scomparendo, sopraffatta dal turismo di massa che omologa il mondo in un grande contenitore globalizzato. Pizza, spaghetti, musica latino-americana, i-Phone, jeans ‘strappati’, visite guidate su percorsi obbligati, money money urlano le donne quando cerchi di fargli una foto.

Sapa, splendida cittadina incuneata tra le montagne e i terrazzamenti delle coltivazioni di riso, ha perso ormai quel fascino che doveva avere diversi anni fa. Persiste il mercato locale e si nota in giro ancora qualche donna vestita in abiti tradizionali, ma parallelamente si sta sviluppando un’edilizia di grandi alberghi, ristoranti internazionali, negozi che vendono abbigliamento di marca. Purtroppo è questo quello che cerca il turista medio, vuole essere a casa pur stando a migliaia di chilometri di distanza, ed è questo quello che il ‘mercato’ andrà ad offrirgli. Mi chiedo se in futuro avrà ancora senso il viaggiare. Quando arrivi a pagare il biglietto per entrare in un villaggio e ti muovi seguendo cartelli indicatori che identificano le varie aree, il bagno e i points of view, beh forse non sarà molto diverso dall’andare a Gardaland. Alain de Botton afferma che ‘l’industria dei viaggi del futuro sarà quella che ci aiuterà a inserirci nelle realtà di ogni paese e a capirle’. Il problema è che ben presto tutto sarà standardizzato secondo criteri di vita occidentale e la real life sarà pressoché simile ovunque andremo.

Il cambiamento culturale in corso, seduti il 'passato' e in piedi il 'futuro'

Sempre più spesso le giovani vietnamite abbandonano gli abiti tradizionali per 'tacchi' 12

Donne Hmong Fiorite al mercato sono ormai attratte da vestiti cinesi per i loro figli

Chissà sarebbe stato più interessante fotografare questo cambiamento, evidenziare queste contraddizioni, sottolineare come il mondo sta cambiando, forse. Ma ho preferito fissare ciò che non sarà più, ciò che resta di qualcosa che non ha un inizio certo, ma che certamente presto finirà. Ho scelto l’infrarosso apposta, così come il viraggio seppia. Volevo in questo modo sospendere in un tempo indefinito quello che ho visto: delle situazioni ferme alla storia della civiltà. Volevo raccontare una realtà che tra non molto assumerà i contorni di una favola proprio la stessa di quando si racconta ai bambini di un mondo fantastico dove le storie c’erano una volta, tanto tanto tempo fa. Io le ho vissute oggi, forse i miei figli le vivranno soltanto grazie a questi scatti.

Buona luce

Commenti

Commenti