Farewell Photography.

‘Fotografia di addio. Ma si trattava davvero di fotografia? Mi piace pensare di no, che si trattasse solo dell’amore. Un lungo viaggio. Venti anni di foto. 500.000 immagini nel mio archivio. La maggior parte non le ho viste. Mi chiedo che cosa accadrà a loro? “With And Without You” è diventato il mio ultimo libro. Era il titolo giusto: un tributo a mio padre che morì [ucciso in un incidente stradale] quando avevo vent’anni e a tutte le persone che mi hanno aperto i loro cuori e mi hanno lasciato entrare. Grazie.

Ho fatto la mia ultima foto 16 mesi fa in Yakutia. Fuori erano meno 50, aspri e bui. Dentro era caldo e pieno d’amore. Come le mie prime foto di Sabine in un ambiente simile in Groenlandia quasi 20 anni prima. Il viaggio era finito.

Ho pensato che sarebbe iniziato di nuovo. Ma sono caduto in una profonda depressione. Per sei mesi non sono stato in grado di fare nulla. Il sole era nero e tutti i fiori erano appassiti. È inspiegabile. Nessuna parola può descrivere come ci si sente. Quelli di voi che lo hanno provato sanno di cosa sto parlando. Sembra di vivere in un inferno – costantemente ansioso e spaventato da tutto. La tua ragazza se ne va. Gli amici scompaiono. Solo quelli che ti amano continuano a seguirti sempre. La mia famiglia e Sara. Non so come ringraziarti @sarazanel. Non hai mai chiesto nulla in cambio. Ti ho sempre dato la mia mano da tenere.

E lentamente sono migliorato. Piccoli passi, giorno per giorno. E un nuovo amore ha iniziato a crescere in me. Ma era diverso. Sono stato cambiato, e ora so che non posso tornare alla stessa vita di prima [alla Fotografia].

Per ora sarò di nuovo quel pescatore.

Jacob’

Jacob Aue Sobol a poco più di 40 anni, dopo una carriera fotografica incredibile che lo ha portato a vincere i più prestigiosi premi nel panorama del fotogiornalismo mondiale – dal World Press Photo al Leica -; ad entrare in una delle più prestigiose agenzie fotografiche al mondo, la Magnum; a pubblicare dei libri dal contenuto unico come Tokio e Sabine decide di smettere di fotografare. Decide di fare il pescatore.

Le parole che ha scritto sulla sua pagina Instagram mi hanno fatto piangere, si legge tutta la disperazione di un Uomo che non riesce più con la Fotografia a salvare se stesso. Forse le stesse ansie e paure con cui si confrontavano la Woodman o la Arbus. Jacob però, grazie all’amore della sua famiglia, quell’amore che non riusciva più a tirare fuori dai suoi scatti, ha voluto combattere quella brutta bestia che lo stava portando all’inferno e ha trovato nel silenzio del mare una nuova vita.

Io non sono nessuno e penso che mai Jacob leggerà queste poche parole ma voglio condividere la sua storia perché sono stato sfiorato anche io dai suoi stessi dubbi e paure e, credo, di capire ciò che possa aver provato in quei 6 mesi nei quali non riusciva a scattare, nei quali la Fotografia non parlava più al suo cuore. 

E voglio anche dirgli GRAZIE perché nei suoi 20 anni di fotografo ha lasciato a tutti noi delle immagini uniche, ci ha mostrato, tramite i suoi scatti, il suo grande cuore, la sua profonda sensibilità, il suo amore. Dopo la morte violenta del padre decise di fare fotografia e proprio con la fotografia si rese conto “che ero in grado di isolare le mie emozioni e comunicarle attraverso le mie immagini, mi sentivo come se avessi trovato un’abilità che era unica e che volevo esplorare ulteriormente. Ora, molte esperienze della vita e le persone con cui ho condiviso il mio tempo hanno arricchito i miei ricordi, le mie paure e il mio amore, e attraverso questo mi hanno ispirato e dato la forza di continuare a fotografare”.

Jacob, grazie.

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