La Fotografia è un viaggio… lo condividi con me?

L’essere viaggiatore oltre che fotografo, mi dà continuamente modo di muovermi nel tempo e nello spazio, con una coscienza alternata nel mondo della visione. Mentre il puro viaggiare mi lega al desiderio di conoscere e alla continua scoperta di nuovi piccoli mondi, ognuno con i suoi profumi, suoni, colori, tradizioni, il fotografare mi contrappone a questo movimento perenne permettendomi di fissare in uno scatto, lo scorrere naturale della vita come una sorta di mago che dona immortalità a quell’incessante fluire di nascita e morte che è la Natura.

E’ come il contrapporsi tra l’infinito della retta con quello della circonferenza. Solo che la prima si limita a separare lo spazio dalla realtà come un diaframma, un orizzonte virtuale tra l’osservatore e il mondo; l’altra tenta di catturare, di racchiudere entro i confini limitati di un’immagine, ciò che è in continua evoluzione. Ed è in questa cattura, dove il dualismo ossimorico di generare morte per regalare immortalità si concretizza, che il fotografo si confronta.

In ogni scatto, almeno nelle mie intenzioni, cerco di rubare l’idea dal quel mondo platonico da cui, secondo l’antico filosofo, la rappresentazione della realtà discende. Le sfumature di rosso sulla roccia per il tramonto, un raggio di sole filtrato attraverso le pieghe della montagna per la vita, le ombre lunghe da est verso ovest per l’alba, l’incedere mano nella mano di una coppia di novelli sposi come metafora della loro futura vita insieme. E che dire poi dei volti delle persone: sguardi che raccontano momenti di gioie o dolori, di vittorie o sconfitte, di serenità o sofferenze. Storie vere, non filtrate da quelle maschere di falsità con le quali, troppe volte, siamo abituati a relazionarci. Sempre alla ricerca di una visione personale, autoriale dove tra ‘le righe’ di uno scatto cerco di raccontare anche me stesso.

Uno, Nessuno, Centomila scriveva Pirandello all’inizio del secolo scorso. “…E farà male il dubbio di non essere nessuno. Sarai qualcuno se resterai diverso dagli altri” cantano oggi i Måneskin, giovane rock band italiana, nel loro ultimo successo Vent’anni. Una continua lotta per restare fedeli a se stessi in un mondo dove per essere apprezzato, per non essere isolato dagli altri ne diventi uguale. Vesti alla stessa maniera, parli come chi ti circonda, non hai idee proprie e diventi così omologato, parte di una massa stereotipata. Dove spesso la propria personalità è schiacciata dal commercio, dall’ossessione delle mode, dalla voglia di essere uguale al fotografo del momento. E così, in questa spasmodica ricerca di unicità, si rischia di essere ‘uno dei tanti’.

Sting cantava “be yourself no matter what they say” ed è seguendo questo messaggio che cerco di scattare. Fotografia di viaggio, sociale, documentaria, di matrimonio, non importa il genere ma lo spirito con cui l’affronti, le motivazioni che ti spingono a farla, la passione che ti accompagna in questo cammino. Trovare un’identità fotografica credo sia importante ed essere sempre se stessi, indipendentemente dal giudizio degli altri, dovrebbe essere la logica conseguenza.

 

 

 

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