Breve riflessione sulla vita di un fotografo… o almeno sulla mia!

Edounderwaterlow

‘Un giorno credi di essere giusto e di essere un grande uomo, in un altro ti svegli e devi cominciare da zero’.

Avevo un’altra età quando uscì questa canzone di Bennato – che curiosamente ha il mio stesso nome – e io la cantavo senza rendermi conto di cosa quelle parole volessero veramente dire. Ero piccolo e ancora la fotografia non mi dava da vivere, ma era solo una profonda passione che sentivo crescere con violenza dentro di me.

Con tutta onestà non pensavo di diventare fotografo, era un sogno e come tale faceva parte di quei desideri irraggiungibili che vedevi così lontani dal reale. Come tanti altri giovani ero alla ricerca di ‘qualcosa’. L’università, il militare, qualche lavoretto saltuario. Cercavo una mia dimensione, una professione che mi permettesse di vivere dignitosamente e che mi lasciasse però del tempo per coltivare la mia passione. Intorno ai 30 anni non avevo ancora uno stipendio fisso o quantomeno degno di questo nome. Mio padre era un grande appassionato di fotografia, molto del mio ‘sapere’ sulla tecnica analogica derivava dai suoi insegnamenti, ma non è mai stato un professionista. Se volevo entrare in quel mondo dovevo provare a fare l’assistente a qualcuno che già vi lavorava. Chiesi in giro, ma non so quante porte in faccia ricevetti, fino a che trovai un fotografo disponibile a darmi una mano. Una persona con una sensibilità particolare, un amico che mi ha preso sotto le sue ali e mi ha portato con lui introducendomi nella moda, nello still life e nei matrimoni. Con lui ho iniziato a scattare in medio formato, ho imparato ad utilizzare un esposimetro, un dorso Polaroid, ho capito cosa era un ‘composit’ e come si gestivano le luci in studio. Lui aveva una fotografia molto personale ed applicava al matrimonio un mix di moda e di composizioni pulite. Dal canto mio cercavo di integrare la sua visione della fotografia con una taglio più reportagistico derivante dal mio viaggiare. Ne uscivano dei servizi unici, freschi e innovativi. Insomma si parla di circa venti anni fa e rompere, in quel periodo, gli schemi della fotografia classica, posata, stereotipata secondo i canoni ormai consolidati della fotografia di matrimonio fu un cambiamento profondo. Oggi sembra quasi scontato un approccio fotogiornalistico al matrimonio – anzi forse inizia ad essere un po’ troppo standardizzato anche quello – , ma vi posso garantire che quando lo presentai, fu una vera rivoluzione. Non dico di essere stato il primo a portare avanti questo genere, ma credo di aver dato il mio contributo ad introdurre questa diversa visione nella fotografia di cerimonia.

La prima volta che guadagnai 500.000 lire a fronte di un servizio di matrimonio sentii nascere in me un turbinio di forti sensazioni. Credo di aver provato la stessa emozione di un calciatore quando si rende conto che viene pagato per qualcosa che fino a quel momento faceva gratis, perché per lui tirare ‘calci ad un pallone’ era il suo divertimento, il suo passatempo, la sua passione appunto. Furono quelle 500.000 lire che mi fecero pensare che forse il sogno che avevo fin da ragazzetto poteva diventare realtà. Mi ricordo una felicità, una gioia profonda, vera, intensa. Mi sentivo un ‘grande uomo’. Avevo visto che ce la potevo fare, mi ero reso conto che potevo fare il Fotografo.

Non avevo però ancora capito che in quel preciso momento la mia vita stava cambiando. Che la Fotografia stava diventando la mia vita. Che stavo iniziando a percorrere una strada che avrebbe condizionato, talvolta mio malgrado, molte delle scelte importanti di me come uomo. Non avevo assolutamente la consapevolezza del ‘prezzo’ molto alto che la Fotografia mi avrebbe chiesto e che chiede per continuare a viverle accanto. Non rinnego le mie scelte anzi, è stato grazie alla Fotografia che non sono sprofondato in abissi oscuri e pericolosi. Però è importante ‘nel mezzo del cammin di nostra vita’ fermarsi a riflettere, fare un bilancio e capire non solo se ne sia valsa la pena (rispondo decisamente di sì anche se con qualche rimorso), ma se esiste un modo diverso per andare avanti, per affrontare il quotidiano in modo più sereno e con meno affanno.

Troppe volte, da un po’ di tempo a questa parte, mi sono alzato con la sensazione di dover ‘cominciare da zero’ e questo non mi va più bene anche se so che capiterà ancora. Il tempo è tra i beni più preziosi che disponiamo, non va sprecato. Sono certo che riuscirò a trovare il modo per guardare al futuro con ottimismo e conciliare la mia Vita-Fotografia con una anormale normalità.

Buona luce

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