Perché scattare o convertire un file in bianco e nero?

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Mi tornano in mente le parole di Steve McCurry in risposta alla domanda sul perché scattasse a colori, rispose semplicemente: il mondo è a colori perché dovrei vederlo in bianco e nero. Seguirono tutta una serie di considerazioni sul fatto che la Fotografia nacque sì in monocromatico, ma solo perché alle origini c’erano dei limiti tecnici, una volta che questi furono superati, non ci sarebbe dovuta essere più la necessità di scattare in bianco e nero. Beh credo che questa sia una analisi molto superficiale, ritengo che siano ben altri i motivi per cui ci si avvicina al bianco e nero.

Ansel Adams, Cartier Bresson, Sebastio Salgado, Peter Lindbergh, Herb Ritts, Irving Penn, Daidō Moriyama, Sally Mann, Avedon, Paolo Pellegrin, Sobol, Michael Ackermann e la lista potrebbe essere molto, ma molto più lunga, sono solo alcuni dei fotografi che hanno scelto di ‘vedere’ in bianco e nero e hanno trovato in questo, una forma creativa e uno stile personale.

La maggior parte delle discussioni che nascono anche sui social, pongono la domanda se ‘questo scatto sia meglio a colori o in bianco e nero’, raramente si sente il bisogno di chiedersi ‘perché’ si decide di togliere la saturazione ad una determinata foto. Non si dovrebbe scattare a colori e poi valutare successivamente se quella foto è più potente in bianco e nero, ma già nella tua testa lo scatto dovrebbe nascere in bianco nero. Vedere in bianco e nero costringe la tua mente a focalizzarsi su cose diverse, i tuoi occhi a inquadrare scene diverse. E’ un approccio nuovo e con il tempo, se la tua vista è monocromatica, anche i tuo modo di scattare si adatterà concentrandosi su parametri indipendenti dal colore.

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Il colore può essere un elemento di distrazione oppure può essere vincolante nella composizione. Talvolta non si scatta perché viene meno quell’equilibro cromatico necessario a bilanciare gli elementi che sono nella foto. Nel bianco e nero invece ti puoi concentrare di più sulla composizione, sull’interazione tra i soggetti, non è più così importante se la luce principale è artificiale o naturale, se è quella calda del tramonto o quella aggressiva di tarda mattina.

Talvolta l’assenza di colore di permette di assaporare di più le eventuali emozioni che possono emergere da uno scatto. Non ci sono elementi cromatici di distrazione e ti senti più coinvolto con il soggetto. Il bianco e nero proprio perché è connesso agli inizi della fotografia tende a togliere il tempo alle immagini. Se non ci sono degli elementi identificanti si perde il legame temporale e la foto acquista una dimensione assoluta.

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Una foto in bianco e nero può funzionare anche con tanti elementi al suo interno in quanto lo sguardo si concentra di più sulle interazioni tra i soggetti. Gli spazi negativi, ossia la presenza di importanti aree bianche o nere intorno al soggetto principale, aiutano ad indirizzare verso di esso l’attenzione dell’osservatore. E’ molto più complesso ottenere questi risultati con il colore. Soltanto dei grandi fotografi come Alex Webb, David Alan Harvey o Harry Gruyard ci sono riusciti. Pensate anche alle correzioni tonali sull’incarnato; tutto molto più ‘semplice’ perché non si ha la necessità di uniformarne il colore. Importanti esempi si hanno nelle fotografie dei corpi di Mapplethorpe o in quelle di moda di Helmut Newton o di Peter Lindbergh. Naturalmente una fotografia in bianco e nero deve essere ‘potente’ intrinsecamente e raccontare dall’interno, se hai davanti uno scatto banale non ci sono i colori di un tramonto come àncora visuale.

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Anche se la mia fotografia è da sempre colore, da un po’ mi sto avvicinando al bianco e nero, ma in punta dei piedi, con rispetto. Prima l’ho utilizzato nei miei reportage sociali e adesso anche nei ‘miei’ matrimoni cercando di osservare con più attenzione la scena tentando poi di annullare i colori. Non è una cosa banale perché il mio istinto visivo è a colori e capita che non prenda una foto proprio perché non vedo quell’equilibrio cromatico che mi fa considerare una scena interessante. Poi però mi sforzo di osservare ciò che sta accadendo, di guardare alle relazioni tra i soggetti, alle azioni in atto concentrando la mia attenzione sui movimenti, sui gesti, sugli sguardi e non più sull’estetica dei colori. Ecco piano piano questo approccio mi sta portando ad esplorare dei nuovi mondi e ad allargare i confini della mia fotografia.

Credo che sarò sempre un fotografo a colori, ma chissà questo sperimentare mi affascina e non pongo limiti alla mia ricerca.

Buona Luce

Alcuni spunti di riflessione sono stati elaborati da questo interessante articolo.

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